12/27/2008

per Harold Pinter

(Per una volta la dò in anticipo, la mia rubrica domenicale acchiappa-fantasmi)

Mentre non uscivano i giornali, in questi giorni di feste natalizie, moriva discretamente a settantotto anni il grande scrittore, drammaturgo e poeta inglese Harold Pinter, insignito dal Nobel nel 2005. Mi è venuto spontaneo sfogliare il volumetto di poesie (1950-2006) che Einaudi due anni fa ha fatto uscire a cura di Edy Quaggio: Poesie d'amore, di silenzio, di guerra. Una delle prime si intitola: Natale.
"Scegli un cocktail per il bambino, / da bere in un cornetto acustico. / La privazione fa arrabbiare; che almeno / gioisca nella sua cattività. [...] Siamo una famiglia felice. / Vieni, cantiamo del porto, / delle notti a rimpinzarci di bouillabaisse. / Poi andiamo a bucarci dai vicini, / facciamo un’altra festa."
C’è qualcosa di spietato nelle sue poesie. Tra le motivazioni al Nobel, l’Accademia Svedese scrisse che “nelle sue opere svela il baratro sotto le chiacchiere di ogni giorno e costringe a entrare nelle chiuse stanze dell'oppressione”. Harold Pinter, se conta (io credo di sì), era un scrittore implacabilmente di sinistra, molto critico su temi politici e sociali. Ancora comunista, pare. Sulla prima e sulla seconda guerra in Iraq, sulle bombe e l’esportazione anglo-americana della democrazia, ha scritto cose vere e tremende. Ecco un frammento di American Football. Riflessioni sulla Guerra del Golfo , una poesia del 1991:
"Alleluia! / Funziona. / Gli abbiamo fatto scoppiare anche la merda. / Gli abbiamo fatto scoppiare la merda su per il culo / finché, cazzo, gli è uscita fuori dalle orecchie. / [...] Alleluia. / Sia lode al Signore per tutte le cose buone / Gli abbiamo ridotto in polvere i coglioni, / in polvere, porca troia. / Eccome se l’abbiamo fatto. / Ora voglio che tu venga qui e mi baci sulla bocca."
Le poesie non si dovrebbe mai commentare, però una cosa si può dire sui poeti (e gli scrittori) veri; che essi per definizione non mentono mai, di qualunque cosa parlino. Quando muoiono fanno sentire più soli, ma anche più responsabili.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grandee Pinter!...
Auguri, Paolo